Andrebbe diffuso nella popolazione il concetto che la sedentarietà non sia una condizione di normalità, bensì sia causa di varie patologie.
Secondo l’OMS l’inattività è causa di 2.000.000 di morti all’anno nel mondo, essendo responsabile di circa il 10-16% dei casi di diabete e di cancro al colon e alla mammella, di circa il 22% dei casi di cardiopatia ischemica.
Inattività peggiora lo stato della salute mentale, in particolare favorendo lo stato depressivo, aumentando lo stress, riducendo durata e qualità del sonno, diminuendo le capacità decisionali, la memoria a breve termine ed accelerando i processi di invecchiamento.
In Europa nel 2006 la stima dei decessi annuali legati all’inattività li collocava al 6% del totale, ossia 600.000 all’anno: ad obesità e diabete era attribuito un peso di 1.000.000 di morti all’anno.
In Europa i 70% degli adulti non raggiunge livelli minimi di attività necessari per mantenere un buon stato di salute.
In Italia i risultati dello studio “Okkio alla salute” relativi ai bambini delle scuole primarie rilevano che solo 1 bambino su 10 fa un’attività fisica adeguata alla sua età, il 12,3% dei bambini risulta obeso ed il 23,6% sovrappeso: in Europa l’Italia è il paese con il più alto tasso di obesità infantile.
Il rischio di morte sia cardiovascolare sia riferito a tutte le cause è risultato pià basso ra gli individui con lato BMI ma allenati, piuttosto che tra in normopeso ma sedentari: è dunque più importante essere attivi che magri!
Una bassa efficienza cardiopolmonare ed uno stato di inattività possono costituire una minaccia maggiore dell’obesità.
Il movimento
MOVIMENTO = SPORT?
No: sicuramente no! Dobbiamo chiarire il significato di alcuni termini: il movimento di una persona è la somma della sua attività fisica e del suo esercizio fisico.
L’attività fisica è il movimento collegato alle comuni abitudini personali, quelle cioè legate alle attività quotidiane tipo l’andare a scuola, il tipo di lavoro, le attività domestiche, le dinamiche familiari … : si tratta in sostanza di un movimento non strutturato e fortemente dipendente con le tue abitudini. Nell’ultimo secolo la meccanizzazione di industria ed agricoltura hanno da un lato drasticamente migliorato le condizioni dei lavoratori mentre dal punto di vista metabolico hanno ridotto il dispendio energetico dello svolgere tali mansioni. Ad oggi è raro sudare lavorando: il servosterzo e l’aria condizionata sono entrate nelle cabine dei trattori degli agricoltori, che talora passano l’intera giornata sul mezzo, totalizzando un consumo calorico poco maggiore di un impiegato medio. Pensa a come il cambio automatico, l’aria condizionata, il servosterzo, la lunghezza dei tragitti abbiano modificato il fisico del camionista, fino 50 anni fa un tipo robusto-muscoloso, attualmente generalmente un robusto-obeso. Anche il lavoro in fabbrica non è più così logorante e faticoso come un tempo: il progresso ha sicuramente migliorato la qualità della vita, si lavora di meno e si produce di più, ma andiamo a lavorare in automobile, spostiamo cose per 8 ore, poi ce ne torniamo a casa di nuovo in auto, con una spesa calorica assai ridotta. I bambini/ragazzi si muovono poco, per l’irruzione dei monitor (TV/PC/games…) nella quotidianità, per l’isolamento dei nuclei familiari e la minore interazione tra bambini, per la difficoltà di recarsi a scuola a piedi (importantissima a tal proposito le iniziative denominate “Piedibus”). Un ulteriore determinante il calo di attività fisica è causato dalle modifiche sociali: negli ultimi decenni l’ingresso nel mondo del lavoro è stato nettamente ritardato mentre il settore terziario (tipicamente sedentario) si è notevolmente dilatato a scapito delle attività agricole ed industriali, che rimangono metabolicamente più attive, nonostante la tendenza alla sedentarietà di cui sopra. La figura lavorativa preponderante è quella dell’impiegato.
Dicevo che il movimento è la somma di attività fisica ed esercizio fisico: con questo termine si intende il movimento strutturato, pensato, voluto ad di fuori delle normali occupazioni ed abitudini quotidiane. Quando hai finito di lavorare, di sistemare casa, di badare a figli-genitori-mariti-amanti e ti resta solo un tot di tempo libero (prezioso poco e ambito tempo libero) anziché chiuderti dentro qualche mura o di fronte ad un monitor decidi di uscire di casa e farti una bella passeggiata, una corsa in bici, un’escursione in montagna, una nuotata, una corsa a piedi, un qualunque movimento ti sia gradito. Il requisito minimo è che tu senta che i tuoi muscoli stanno lavorando, il respiro dei polmoni si fa un po’ più svelto, il tuo cuore pulsa di più, la tua pelle è più calda… E’ questo sport? Direi di no: lo sport è una forma di esercizio fisico che prevede la sfida in genere nei confronti di qualcun altro. E’ una variante di esercizio fisico in cui l’agonismo gioca un ruolo centrale: esso è particolarmente utile come motivatore, in quanto per molte persone avere un obiettivo ed una sfida è necessario per essere motivati a praticarlo. Così l’obiettivo domenicale di essere tra gli 11 che scenderanno in campo nella partita è ciò che mi spinge ad andare ad allenamento, ad allenarmi bene, in modo da essere competitivo, quindi selezionato per il campo anziché per la panchina. Oppure negli sport individuali, quali ad esempio la corsa, l’obiettivo potrebbe essere sia di sfida nei confronti di se stessi (battere il proprio record personale), sia quello di ottenere un buon piazzamento in una gara da noi prescelta. Lo sport è dunque un esercizio fisico in cui la presenza di agonismo ed obiettivi servono a motivare le persone a portare il proprio organismo verso il migliore stato di forma possibile.
Personalmente ritengo che lo sport sia utile come motivatore delle persone -soprattutto bambini e giovani- per iniziarle al movimento di qualunque genere: se in età evolutiva viene dato un imprinting positivo per cui al corpo in movimento viene associata l’idea di piacere, sarà più probabile che la persona anche da adulto trovi diverse forme di esercizio fisico da poter praticare in virtù delle modificate abitudini di vita.
A mio avviso lo sport dovrebbe rimanere in una dimensione amatoriale, in quanto il professionismo implica spesso di portare l’organismo umano a compiere prestazioni estreme, i cui la sollecitazione di cuore, polmoni, e apparato locomotore può risultare logorante.
Mi risulta difficile considerare lo sport un lavoro: lo è in funzione dello spettacolo che sta alle sue spalle. Tanti spettatori producono tanto clienti (televisioni, stadi…) che sono il motore dell’industria commerciale che anima il professionismo sportivo. Ma il beneficio recato dalla bellezza televisiva del gesto sportivo è minore dei danni culturali da esso prodotto, in particolare il creare una popolazione di spettatori, che erratamente si definiscono “sportivi” in quanto seguono lo sport: tale termine è in realtà aberrante, in quanto essi risultano semplicemente consumatori, clienti e spettatori.
Infine il professionismo porta con sé l’idea di vincere a tutti costi, quindi anche con metodi illeciti. Emblematico il caso di Ben Johnson, oro olimpico nei 100m a Seoul nel 1988 e record del mondo: tutto il mondo ad applaudire in TV lo show mondiale, quindi il doping, il ritiro della medaglia e del record, l’ombra e l’ignominia.
Oppure Lance Armstrong, icona dello sport anche per essere risultato vincitore di un cancro ai testicoli all’età di 17 anni, è stato per 7 volte vincitore del Tour de France (1999-2005), titoli ritirati nel 2012 dopo anni di sospetti ed indagini che lo hanno riconosciuto colpevole di doping.
Altro tragico caso quello di Marco Pantani, morto depresso a 34 anni di overdose, dopo una vita funestata da sospetti di doping.
Chi volesse approfondire i danni da professionismo sportivo può interessarsi alle biografie di Maradona, Marion Jones, Alberto Contador, Riccardo Riccò, Danilo Di Luca, Guillermo Canas …
COME INCREMENTARE IL MOVIMENTO
Scuole: inserire l’insegnamento dell’attività motoria dalle elementari, aumentare le ore di educazione fisica nelle scuole medie curandone di più l’importanza (va fatta, fatta meglio, inserita nella valutazione della persona), favorire le iniziative denominate “piedibus”
Sanità: istituzioni di centri multidisciplinari per la promozione di stili di vita salutari, proposizione di eventi formativi per i sanitari delle branche interessate al tema (MMG, cardiologi, diabetologi, nutrizionisti, psicologi, medici dello sport, …)
Urbanistica: promuovere la mobilità pedonale e ciclabile, eliminare le barriere architettoniche (per passeggini di genitori, per carrozzine di disabili), favorire la messa in sicurezza delle direttrici casa-scuola, casa-lavoro, casa-stazione in modo da favorire le percorrenze ciclopedonali, predisporre luoghi di parcheggio sicuri e coperti per le biciclette.
Turismo e ambiente: favorire l’approccio turistico a piedi o in bicicletta.
Lavoro: incentivare le aziende a mettere a disposizione dei propri dipendenti spogliatoi con possibilità di armadietto e doccia, rendere accessibili luoghi di lavoro alle biciclette dando possibilità di parcheggio, disincentivare l’utilizzo degli ascensori.
Associazionismo (sportivo, sociale, culturale): sensibilizzazione in materia di movimento inteso non solo come agonismo, ma come momento di produzione di salute, collaborazione per iniziative di promozione della salute (incontri pubblici, gruppi di cammino…)
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L’IMPATTO ECONOMICO DELLA SEDENTARIETÀ IN EUROPA
(tratto da: “The economic cost of physical inactivity in Europe”, ISCA/CEBR report 2015)
Anche individui normopeso che non raggiungano i livelli raccomandati di attività fisica sono a rischio aumentato di sviluppare di tumori, diabete tipo 2, malattie cardiache e di subire una morte prematura: in ordine di importanza l’inattività è il quarto tra i fattori di rischio per tutte le morti.
Si stima che in Europa (popolazione di 712.000.000 di abitanti) il contributo della sedentarietà alla mortalità globale ammonti a 500.000 decessi ogni anno.
Anche se le raccomandazioni relative al movimento venissero seguite non per l’intera popolazione ma solo in parte, vi sarebbero comunque importanti benefici sulla salute.
Il costo della sedentarietà risulta attualmente di 80,4 miliardi di euro all’anno in Europa, essendo direttamente causa di parte delle principali malattie non trasmissibili (infarto, diabete tipo 2, tumore di colon e mammella) ed indirettamente attraverso costi riferiti ad ansia e disturbi dell’umore. Tale spesa equivale al 6,2% di tutti i costi europei relativi alla spesa sanitaria ed risulta di 5 miliardi di euro più alta di quella relativa alla spesa mondiale annua di tutti i farmaci antineoplastici. Corrisponde infine a metà del prodotto interno lordo di Irlanda o Portogallo. Tale costo è destinato ad aumentare fino a raggiungere nel 2030 il valore di 125 miliardi di euro. Tali costi potrebbero venire evitati se tutti i cittadini europei raggiungessero una media di 20 minuti al giorno di una semplice ed economica attività come il cammino o la corsa. Anche un intervento che riuscisse a rendere attivo solo il 20% della popolazione europea porterebbe una riduzione di 16,1 miliardi dei costi.
La sedentarietà è anche causa ed effetto di iniquità sociali, poiché in Europa la parte di popolazione socialmente meno sviluppata tende a sottovalutare e praticare meno attività di quella con maggiori disponibilità, traducendosi nella marginalizzazione di questa fascia sociale ed in un’ulteriore fattore di svantaggio.
La sedentarietà è pertanto un serio problema di sanità pubblica, per cui giustamente andrebbe coniato lo slogan “sitting is the new smoking” (rimanere fermi equivale a fumare)
LA VITA MODERNA CONDUCE AD UNO STILE DI VITA SEDENTARIO
Nelle due decadi tra il 1994 ed il 2014 la percentuali di lavoratori occupati in lavori sedentari è aumentata del 12%, passando dal 55% al 67%: 2/3 della popolazione è impiegata in lavori di tipo sedentario.
Il corpo umano si è evoluto in modo che molti dei suoi organi o apparati non si sviluppino e funzionino ottimamente in assenza dello stimolo rappresentato dall’attività fisica, in quanto l’essere umano è stato “disegnato” per essere attivo.
Non è indispensabile diventare degli sportivi, ma la chiave del cambiamento è la ricerca di occasioni per consumare le energia “risparmiate” con la modernità, ad esempio andando a lavorare a piedi, camminando di più o più velocemente, facendo le scale, ….
IL MOVIMENTO È ESSENZIALE PER LA SALUTE FISICA E MENTALE
L’OMS raccomanda per gli adulti o 150 minuti a settimana (=20 minuti al giorno) di attività aerobica moderata, oppure 75 minuti a settimana di attività intensa, oppure una combinazione delle due forme di cui sopra: oltre a questa raccomandazione di minima, l’OMS sostiene che se le dosi di cui sopra venissero raddoppiate si potrebbero ottenere ulteriori benefici in termini di salute.
Si riscontrano significativi benefici sulla salute anche su coloro i quali passano semplicemente dalla categoria di “sedentari assoluti” a quella di “sporadica attività fisica”: ciò suggerisce che anche il solo supporto a far sì che qualcuno inizi a praticare una minima attività motoria produca uno sproporzionatamente grande effetto in termini di miglioramento della salute.
I principali benefici dimostrati riguardano un ridotto rischio di infarto, ictus, sovrappeso ed obesità, diabete tipo 2, tumore di colon e mammella, cadute nell’anziano e depressione.
SEDENTARIETÀ IN ADULTI EUROPEI
In Europa il 26% degli adulti risulta sedentario: in Italia la media risulta più alta (32%), in particolare il 28% dei maschi ed il 38% delle femmine (in tutta Europa le femmine sono più sedentarie dei maschi).
Il progressivo processo di urbanizzazione è correlato ad una riduzione dell’attività fisica: anche il tipo di occupazione (es agricoltori/operai od impiegati/funzionari) incide sulla quantità di persone sedentarie.
SEDENTARIETÀ IN GIOVANI EUROPEI
L’OMS raccomanda per la popolazione compresa tra i 5 e 17 anni almeno un’ora al giorno di attività di tipo moderato, con benefici addizionali per intensità e durate più alte di quanto raccomandato. Il preoccupante dato che riguarda la popolazione europea tra gli 11 ed i 15 anni rivela che la percentuale di sedentari ammonta all’83%!
Sembra che con l’aumentare dell’età la percentuale di sedentari aumenti, poiché si va dal 77,5% degli 11enni (77% maschi, 78% femmine), all’82,5% dei 13enni (82% maschi, 83% femmine), all’86,5% dei 15 enni (86% maschi, 87% femmine): sembra che tale fenomeno sia legato all’abuso di televisione, telefoni, computer, tablet e simili.
L’attività fisica svolta da bambini è un significativo determinante della predisposizione al movimento in età adulta.
SEDENTARIETÀ E STATUS SOCIOECONOMICO
Esiste un’inclinazione al movimento legato allo status sociale, che rivela il fatto che tra i manager la percentuale di coloro i quali praticano sport od esercizio fisico almeno una volta a settimana (che rientrano nella categoria dei “regolari” od “occasionali”) sono il 58%, contro il 44% dei dirigenti, il 45% degli impiegati, il 39% degli operai, il 37% dei disoccupati ed il 27% delle casalinghe. Se però si considera la categoria dei soli “regolari” (almeno 5 volte a settimana) le differenze scompaiono.
Anche il livello di istruzione incide ed è svelato dal fatto che la percentuale di sedentari è del 68% in chi ha ultimato gli studi entro i 15 anni, mentre lo è del 27% in chi ha studiato fin oltre i 20 anni.
IL CONTRIBUTO DELLA SEDENTARIETÀ ALL’OBESITÀ
Nella decade compresa tra il 1998 ed il 2008 la prevalenza dell’obesità è raddoppiata.
Un indicatore di obesità più utile rispetto al BMI è il rapporto tra circonferenza vita ed altezza.
Parte dell’obesità è dovuta alla sedentarietà, ma la sedentarietà è un fattore di rischio indipendente per le maggiori patologie con comunicabili (diabete, infarto, neoplasie) e più importante rispetto all’obesità, che in ordine di importanza si trova al quinto posto, mentre la sedentarietà si trova al quarto. E’ dunque più importante essere attivi che magri!
FATTORI DI RISCHIO PER MORTALITÀ
La sedentarietà si trova al quarto posto in termini di importanza come fattore di rischio per la mortalità totale. Ecco la “classifica” espressa in termini di milioni di morti al mondo all’anno:
% di riduzione della sedentarietà | 5% | 10% | 20% |
Riduzione di casi di tumore alla mammella | 8.200 | 16.300 | 32.600 |
Riduzione di casi di tumore colon-retto | 5.600 | 11.200 | 22.400 |
Riduzione di casi di diabete tipo 2 | 115.000 | 231.000 | 462.000 |
Riduzione dei casi di infarto | 8.400 | 16.700 | 33.400 |
Decessi evitabili |
25.000 | 51.100 | 102.200 |