DESCRIZIONE - Dalla piazza di Poffabro ci si dirige verso la via lungo cui decorre la via Crucis, che si segue fino al
monastero benedettino di Santa Maria, aiutati dai segnavia del
CAI 899 (
sentiero Frassati). Dal monastero (la sua fontanella esterna è l'ultimo punto acqua potabile disponibile) si procede a destra lungo un tratto di strada asfaltata di circa 300 metri presso località
Taviela: oltre questa nei pressi del tornante dopo l'inizio della pista forestale vi è una sbarra (alla fine dell'abitato vi sarebbe anche sulla sinistra un sentiero che per prato accorcia tagliando il tornante), oltre la quale si prosegue ed breve tempo si incontra sulla destra il poco evidente inizio del sentiero
CAI 968 che sale ininterrotto fino a forcella Racli. Pochi metri dopo aver imboccato la traccia, occorre subito prestare attenzione ai segnavia CAI perché nel tratto più basso esso viene intersecato più volte da un sentiero informale che sale a zig zag più morbidamente rispetto alla più verticale traccia CAI, che viene intersecata per una decina di volte.
Il sentiero sale inizialmente nel bosco, essendo ben segnalato e riconoscibile dai segnavia biancorossi, anche se soprattutto d'estate in alcuni tratti l'erba alta può renderlo non sempre ben visibile.
A circa metà salita a quota 1070 mslm, in mezzo ad una fitta pineta, si trova la
Baracca della Forestale (1070mslm), un tempo ridotta ad un rudere ma recentemente oggetto di un bellissimo restauro (soprattutto all'interno) da parte di alcuni volontari privati, e che quindi ora può essere utilizzata come ricovero.
Al termine della pineta (quota 1260) inizia il tratto più ripido e difficile che decorre per i prati delle ampie pale fini a portarsi a ridosso dei paretoni sommmitali: la parte finale si incunea nella canlina della forcella: qui in particolare va prestata attenzione attenzione a quando a circa 100 metri dallo scollinamento potrebbe non venire notata una freccia rossa che indica a destra la deviazione del sentiero che esce dal piccolo canalone, il quale altrimenti ci inviterebbe a proseguire dritto diventando poi impercorribile. Dalla sella la vista panoramica è spettacolare.
Il rientro - con cautela - avviene lungo lo stesso tragitto dell'andata. A quota circa 1250, soprattutto se l'erba è molto alta, è opportuno non lasciarsi fuorviare da evidenti tracce che scendono dritte (ma successivamente si perdono in un prato), osservando invece gli alberi alla propria destra in cerca del sentiero e dei segni CAI (sempre presenti).
Note:
* È possibile lasciare l'auto direttamente al monastero benedettino di Santa Maria: si accorcia la salita di circa 80 metri di dislivello, ma può essere più comodo trovare parcheggio.
* Nella prima parte del percorso, il sentiero interseca di continuo una traccia (persino più evidente) che sale su un percorso considerevolmente più lungo (e molto meno ripido). A meno che non la si voglia percorrere, è opportuno prestare sempre attenzione ai segni bianchi e rossi, soprattutto in discesa.
* In primavera la parte alta del percorso, sul prato, può essere innevata (lo si capisce subito osservando il monte dalla partenza). Questa neve è solitamente agevole (ancorché faticosa poiché il pendio è ripido) da attraversare, a meno che non ci si trovi lì al mattino presto o in una giornata fredda - nel qual caso è raccomandabile portarsi dei ramponi.