Erbacea perenne alta fino a 25 cm. Fiori rosa-lilla, delicati, solitari, simili ad un Crocus. Fiorisce in autunno senza alcuna foglia. Le foglie, largamente lanceolate, lucenti, un po’ carnose, compaiono nella primavera successiva e accompagnano generalmente il frutto che è una capsula grande come una noce. Pianta velenosa mortale, letale può essere anche il consumo di poche foglie sia crude che cotte. Gli effetti tossici si possono constatare portando alla bocca le dita con cui sono stati manipolati gli stami. Lo troviamo in Colvera di Jouf, Valpiccola, Pala Barzana, ecc. Nome locale: Gjalinutis

Bella felce con fronde in cespi lunghe fino a 70 cm, con picciolo breve squamoso; lamina lucente, coriacea, lineare-lanceolata a margine intero, ondulato, con apice acuto e base cordata. Gli sporangi sono riuniti in sori lineari sulla pagina inferiore delle fronde. Specie umbrofila e igrofila, ama i boschi umidi situati in forre, l’ingresso delle caverne, corsi d’acqua, muri ombrosi. Nel Jouf si può trovare nella Val delle Pozze, in Pala Barzana, Ravedis e particolarmente numerosa in Colvera di Jouf. Il termine specifico ha il significato di “millepiedi” alludendo alla disposizione dei sori nella pagina inferiore della lamina. Coltivata anche come pianta ornamentale.

E’ la più grande delle nostre querce, può superare i 40 m di altezza, ha rami molto robusti che formano una chioma maestosa. Si riconosce facilmente per le foglie obovate, dalle incisioni poco profonde con due orecchiette alla base che ricoprono il corto picciolo e per le ghiande che in gruppi di 2-3 sono portate da lunghi peduncoli. Il legno, forte, facilmente sagomabile, è impiegato soprattutto nella costruzione di mobili pregiati. Se messo sott’acqua la sua durabilità è pressochè illimitata. Ama suoli profondi e argillosi, nel Jouf possiamo notarlo in Angjelica, Valpiccola, Tistigneir, Colvera di Jouf, nei pressi del Castello, ecc.

E' l'uccello che ci fa compagnia quando saliamo le vette delle montagne, quando sulla cima consumiamo il nostro spuntino i Gracchi alpini sono sempre pronti a sfruttare gli avanzi o a prendere al volo i pezzi di pane che gli lanciamo, facendo caroselli attorno alle cime con il loro verso caratteristico. Nidifica sulle pareti rocciose strapiombanti ed inaccessibili. Dopo forti nevicate si può spingere fino ai fondovalle e d'inverno non è raro avvistarne gruppi numerosi nei prati attorno alle abitazioni di Maniago.