CARATTERISTICHE - Sono davvero molti i sentieri informali che -benché semplici e densi di grande bellezza- rischiano di essere persi in quanto non frequentati. Questo lungo itinerario ci riporta sui passi poco calpestati di un primo sentiero che sale lungo il versante orientale del monte Ciaurlec a fianco della destra orografica del torrente Cosa: un tratto di bassa difficoltà ed estremamente panoramico. Il secondo sentiero abbandonato è quello che abbandonando la salita del CAI 819 che da Pradis si dirige verso la cima del Ciaurlec ci porta a scoprire i ruderi di malga Selvapiana, un tempo regina dei prati, oggi inghiottita dal bosco: da qui raggiungeremo fontana Racli con le sue caratteristiche grotte carsiche. Il percorso è assai lungo, ma può essere accorciato di 6 km (e di 250 metri di salita) partendo dall'ancona di San Antonio nei pressi della chiesa di san Vincenzo, dove è possibile parcheggiare la autovettura.
Partiamo dal centro di Paludea, sede del Comune di Castelnuovo del Friuli (240mslm): possiamo lasciare l’autovettura nei pressi della chiesa o del municipio ed incamminarci in direzione della Strada Provinciale 22, passando per Borgo Praforte "Nuovo" fino a portarci a fianco del torrente Cosa, verso la zona dei campi sportivi, ove - seguendo le indicazioni per località Braida e Vidunza- valicheremo il torrente ed inizieremo al salita verso le borgate.
Ad 1km della partenza, arrivati a Braida (270mslm) alla fine della salita individueremo a fianco di un crocifisso l’inizio del sentiero che si dirige a Praforte: il tratto iniziale può non essere molto evidente (ci sono utili segnavia di un percorso di mountain bike), ma poi la traccia diviene evidente, larga e davvero molto bella in un tratto che sale nel sottobosco per 650 metri (18%) per poi continuare in un tratto in discesa di circa 500 metri in cui perderemo una cinquantina di metri, infine una breve ultima salita passerà accanto ad una piccola frana ormai assai nascosta dalla vegetazione, che è l’alibi che originò l’ordine di sgombero del borgo di Praforte. Da Braida al bivio per la chiesa di San Vincenzo (che lasceremo sulla destra per entrare dritti a Praforte) sono 1,4km: tratto davvero incantevole!
Attraversare il borgo abbandonato (o, più esattamente … evacuato) sono circa 400 metri dopo i quali arriveremo su una strada asfaltata, che risaliremo a destra per altri 400 metri che ci condurranno su una forcellina nei pressi dell’ancona di San Antonio (430mslm) e da dove inizia la seconda parte della percorrenza: volendo accorciare l’anello che in effetti risulta piuttosto lungo potremmo giungere qui in auto e partire da qui, risparmiando 6km in totale.
Da dietro l’ancona origina il sentiero CAI 850A, che sale lungo un tratto ancora molto bello in direzione dell’ancona della SS Trinità: un centinaio prima di raggiungerla lo abbandoneremo per immetterci su un evidente sentiero che a destra conduce verso Col Plait (562mslm), nei pressi del quale raggiungeremo l’Osservatorio Tigre, cuore dell’ex poligono militare del Ciaurlec, vera causa dell’evacuazione di Praforte.
Scendiamo un tratto di strada asfaltata fino ad uscire dal cancello di ingresso del vecchio poligono ed arrivati ad un crocevia di strade scendiamo ancora a destra per una ottantina di metri sulla strada che torna a Praforte fino ad individuare sulla sinistra un’altra stradina asfaltata su cui ci immetteremo.
Dopo un centinaio di metri noteremo sulla destra l’inizio di un sentiero che più avanti si riconduce sulla stessa strada, ma su cui vale sicuramente la pena deviare per il notevole panorama che esso offre sulla Val Cosa nei pressi di Col della Siera (467mslm): dopo 400 metri, dopo un breve tratto di discesa giungiamo ad un evidente confluenza con il sentiero che a destra sale da Almadis, mentre noi continueremo a sinistra fino a riportarci sulla stradina che in breve si conclude e prosegue come sentiero.
Da qui inizia un tratto senza segnavia che in alcune mappe è indicato come "Vecchia Praforte SP 57" (forse di qui passava originariamente l'accesso verso Pradis?), inizialmente nel sottobosco, quindi su un lungo tratto pratoso (che d’estate può essere inerbato ed assai caldo) che sale in direzione di Zucul di Lunis: anche questo tratto è davvero panoramico con notevole veduta a destra su Clauzetto e più in alto di Pradis. Questo tratto è piuttosto lungo e molto bello, giungendo dopo 1,3km nei pressi di Cuel Preses (610mslm) e continuando fino all’inizio della discesa (642mslm), dove avremo percorso 2,2km sulla "Vecchia Praforte SP57" essendo saliti di 260 metri.
La discesa non presenta particolari difficoltà e si conclude dopo un ampio prato su una mulattiera che ci conduce verso Pradis: poco prima di sbucare sulla strada asfaltata passa a fianco di una assai particolare forra che si genera quasi dal nulla e che valicheremo da un ponte naturale sul torrente (quasi sempre asciutto). Dall’inizio della discesa alla strada avremo perso 100 metri ma ne avremo riguadagnati 40, avendo percorso 2,1km.
Ci troviamo nei pressi di località Tunulins: percorriamo su asfalto in salita un rettilineo di 900 metri fino quando subito dopo la ex cava di marmo troviamo sulla sinistra l’inizio del CAI 819 (633mlsm).
Ci aspetta ora l’unica vera salita impegnativa della percorrenza: una distanza 700 metri al 21% fino a quota 770mslm, fino ad arrivare ad una Madonnina posizionata nel 2020, quando la salita si attenua e procede per 200 metri fino a quota 795mslm. Qui è il punto più difficile da reperire perché nei pressi di un tratto pressoché pianeggiante, anziché andare dritto per una seconda rampa di salita, cercheremo a sinistra una assai poco visibile traccia in cui però è presente una sbiadita ma frequente ed efficace bollinatura rossa che ci accompagnerà a sinistra lungo il sentiero che ci porterà ai ruderi di malga Selvapiana (797mslm). La raggiungeremo dopo 850 metri dopo esserci orientati seguendo i bollini lungo un decorso sostanzialmente traverso che lungo continue blandi e semplici saliscendi: la traccia non è sempre riconoscibile, ma la bollinatura rossa può essere sbiadita ma è sempre presente e ben posizionata, quindi qualora per un tratto non la vedessimo dovremmo rientrare sui nostri passi fino a ritrovarla. In alternativa sarà molto semplice utilizzando un satellitare avendo caricato la traccia gpx allegata alla presente descrizione.
Dopo i ruderi della malga il sentiero segue un po’ più evidente e procediamo senza mai perdere di vista i bollini rossi salendo dolcemente per 1,3km verso Col Parès (949mslm): poco prima di arrivarci troveremo a quota 880mslm sulla destra un breve sentiero (indicazioni) che si dirige verso la fontana Racli che raggiungeremo dopo 250 metri a quota 910mslm. Davvero particolari gli anfratti e le grotte sotto cui transiteremo: alla fine del sentiero troveremo una grotta in cui in una piccola pozza un gocciolatoio lascia cadere una piccola quantità di acqua.
Ci riportiamo sul sentiero in direzione dell’assai panoramico Col Parès, da cui scendiamo sul suo versante pratoso anteriore dove un grande prato si trova accanto ai ruderi della malga Gof: da qui in breve ci riporteremo sul sentiero CAI 850 (sentiero Gianguido Maso) che in breve (600 metri) ci porterà a casera Sinich (849mslm).
Dopo 500 metri transiteremo a fianco dei ruderi di casera Frick (799mslm).
Da qui in avanti il sentiero è una mulattiera che scende comoda per 1,3km fino ad arrivare nei pressi di Col Taront (750mslm), dove troveremo il bivio che a destra si dirige verso casera Davass (CAI850A) o scende a Toppo (CAI850): noi proseguiamo dritti sulla comoda mulattiera che si dirige sull’altipiano del Ciaurlec, lungo un tratto estremamente panoramico che dopo 1km passa sul davanti di col Manzon (738mlsm) da dove scendiamo o tramite la mulattiera o seguendo il sentiero fino a raggiungere l’ancona del SS Spirito.
Da qui calpestiamo i passi saliti all'andata scendeno in direzione dell'ancona di San Antonio, ove attraversiamo l'asfalto e ci immettiamo nella breve mulattiera che giunge alla chiesa di Fraforte (di San Vincenzo), dietro la quale una breve stradina ci conduce al minuscolo cimitero, da cui originano i resti della mulattiera con fondo in pietra che scende ad Almadis.
Percorriamo in discesa un breve tratto di asfalto e nei pressi del ponte anziché valicarlo e raggiungere Paludea lungo la Strada Provinciale, proseguiamo dritti lungo una stradina asfaltata che più avanti diviene una bella sterrata sulla destra orografica del torrente Cosa fino a giungere ad un ponte in pietra ove valicheremo il torrente per dirigerci dopo 700 metri al punto da cui eravamo partiti.