DESCRIZIONE - Partiamo da
Pian Pagnon (1050mslm) e risaliamo lungo la larghissima base del cono detritico che scende lungo la valle di San Lorenzo: camminiamo agevolmente su sassi ghiaiosi, che salendo diventeranno sempre più grandi. Anche se non esite alcuna traccia di passaggio umano, non ci sono particolari difficoltà nella risalita: dopo 1,8km di cammino (1330mslm) possiamo notare sulla sinistra una prima canalina stretta ed alta in direzione del Gervasutti, evidentemente impraticabile. In compenso poco avanti udiamo sulla destra (1430mslm) un interessante suono di acqua ed infatti troviamo una piccola cascatella da cui potremo attingerne (difficilmente ne troveremo oltre). Continuiamo la nostra risalita che si fa via via più stretta e pendente, ma senza presentare difficoltà particolari: a 3km dalla partenza (1600mlsm) guardiamo a sinistra una poco invitante
canalina nei pressi di una ampia apertura di una
caverna: è questo il passaggio "basso" che porterebbe al Gervasutti. Proviamo a risalire la canalina ghiaiosa, assai pendente ed estremamente friabile, fino a giungere ad un suo restringimento a quota 1700, dove ci arrendiamo in un passaggio di circa 2 metri, in cui si tratterebbe di portarsi a sinistra su un piastrone roccioso inclinato e risalirlo lungo una sottilissima cengia, ma l'idea di farla in discesa senza attrezzatura alpinistica davvero non ci convince. Rientriamo quindi di pochi metri per provare a trovare un bypass sulla sinistra, ma anch'esso visto in prospettiva di discesa non ci convince. Scendiamo dunque alla base del canale nei pressi della grotta e riprendiamo la salita del ghiaione di San Lorenzo.
Guardando le isoipse della mappa questo in effetti sembra il tratto più complesso: passato quel breve imbuto, sopra sembra più semplice ed il Gervasutti si trova a 800 metri in linea d'aria a quota 1940.
Risalendo di un centinaio di metri il ghiaone ci rendiamo conto che vi sarebbe una possibilità (da verificare) di circumnavigare da destra lungo un accesso apparentemete migliore rispetto il ghiaione diretto all'imbuto in cui ci siamo fermati.
Nel frattempo proseguiamo la salita e constatiamo che compare una traccia abbastanza definita di una traccia in disuso ed un certo numero di ometti. Risaliamo lungo un colmo di ghiaie: tutto intorno da l'idea di una montagna ancora in movimento, con ghiaie mobili e franose.
In effetti la comoda risalita della cresta centrale si interrompe nei pressi di un tratto franato ove rimane un affilata crestina poco invitante: dovremmo riscendere di un centinaio di metri e risalire dalla base del colmo anziche dalla più invitante cresta da cui eravamo saliti. Ma ormai abbiamo riguadagnato quota 1700: siamo a circa 150 metri in linea d'aria dal passaggio del Marini e ci siamo fatti un'idea sulle possibilità delle percorrenze: consideriamo conclusa questa esplorazione e ci torneremo meglio attrezzati per verificare ciò che si possa fare.
Aggiornamento 2023: visto dal
sentiero Marini lato Est prima di entrare nel grande catino del San Lorenzo, la salita qui descritta che corrisponde ad una vecchia traccia nera su mappa Tabacco pare impraticabile. Rispetto questa opzione conviene salire un centinaio di metri e risalire a sinistra nel punto più comodo inm modo da allacciarci alla traccia del Marini. La salita del canale di San Lorenzo permette più facilmente lì'aggangio al marini lato Est (verso rifugio Pordenone) rispetto all'aggancio della traccia Ovest (verso bivacco Gervasutti)
Tempo di percorrenza: 3 ore e 40 (pause incluse)
Percorso con: Carlo del Rizzo