DESCRIZIONE - Alla fine del minuscolo abitato di Arcola troviamo sulla destra un parcheggio dove lasciare la vettura (431mslm). Ci incamminiamo sulla strada provinciale sulla destra per circa 200 metri, quando troviamo sulla sinistra l'imbocco della strada che entra nella Foresta del Prescudin e la sbarra che ne impedisce l'accesso alle vetture. Il tratto fino a villa Emma (643mslm) è interamente su asfalto, misura 4 km e sale di 220 metri: la pendenza maggiore è quella che troveremo nel primo chilometro. Arrivati a villa Emma continuiamo sulla destra lungo la strada che diviene sterrata e si porta a oltrepassare un primo guado sul rio Tasseit un affluente che poco oltre si immette nel torrente Prescudin e nei pressi del quale troveremo acqua e poco oltre un secondo guado sul torrente Prescudin oltre il quale troveremo sulla destra il sentiero che sale sul monte Arghena ed un centinaio di metri oltre sempre sulla destra le indicazioni che conducono alle sorgenti del Ciastron. Da villa Emma il tratto sterrato di mulattiera misura 1,4km e sale di 45 metri concludendosi in una sorta di piazzale (711mslm) ove - se siamo giunti in bicicletta- potremmo lasciarla.
Da qui inizia il sentiero che sale ai margini del torrente Prescudin e che dopo circa 450 metri attraversa una passerella: qui troviamo l'ultimo punto acqua sicuro. Il sentiero prosegue salendo in modo mai particolarmente impegnativo ed una volta giunto all'attraversamento del greto di un secondo torrente sale in un bel sottobosco di faggio lungo la Val Zea per un tratto a zig zag fino ad una serie di schianti di alberi sotto cui a quota 1186 ormai introvabili giacciono i ruderi di Baita Zea.
La traccia da noi erroneamente seguita prevedeva di continuare per altri 300 metri fino al bivio tra il sentiero dismesso e quello nuovo diretto al bivacco Val Zea: a quota 1200mslm abbiamo quindi abbandonato questa traccia (anche ingannati da una bollinatura biancorossa che poi non abbiamo più trovato): non abbiamo riscontrato nemmeno alcuna traccia sul terreno, ma abbiamo decorso lungo una linea traversale fino ad giungere sulla traccia satellitare in un punto in cui brevemente si intravedeva una sembranza di traccia di sentiero. In realtà non è individuabile alcuna traccia credibile sul terreno, anche per la presenza di notevoli quantità di fogliame sul terreno: si continua nella faggeta salendo in direzione verticale su un sottobosco ma comodo ma assai pendente, prima lungo l'avvallamento del bosco, quindi risalendo lungo una più agevole dorsale, fino a giungere a quota 1355mslm dove incontriamo un massiccio roccioso su cui dovremo transitare tenendolo a sinistra. Qui però il tratto traverso risulta ancor più pendente e sommerso da foglie: non avendo ramponi, indispensabili per assicurare la tenuta dei piedi, abbiamo scelto di rinunciare.
In fase di rientro in discesa abbiamo individuato una più comoda linea di salita (vedi mappa): subito dopo il toponimo dei ruderi di Baita Zea (quota 1186mslm) procediamo una cinquantina di metri sul sentiero e dopo la prima curva verso destra, lasciamo il sentiero per saliamo su un comodo dorso e procediamo prima diagonalmente verso destra, quindi più decisamente verso l'alto: qui sarà indispensabile farsi guidare da una traccia satellitare, poiché sul terreno non è reperibile alcun riferimento; lungo questa via almeno la traccia sale molto più comoda di quanto penato seguendo quella indicata in nero su mappa, che abbiamo cercato di seguire facendoci guidare dal satellitare.
Ci riproveremo!