DESCRIZIONE - Da Forgaria seguendo le indicazioni della strada che sale all'altipiano del monte Cuar raggiungiamo il Cuel di Forchia (884mslm), la forcella nei pressi della quale troviamo un posto dover lasciare la vettura ed iniziare la percorrenza lungo il sentiero CAI 816. L'avvio parte pendente con un primo tratto di salita di 500 metri (32%) che si interrompono sulla pista forestale che conduce a malga Cuar e su cui ci immettiamo andando a destra e proseguendo per 300 metri fino ad arrivare alla prima curva dal cui gomito origina a sinistra (1080mslm) il secondo tratto di salita che decorrendo lungo una comoda cresta via via più panoramica in 1,1km (31%) raggiunge la spettacolare cima del monte Cuar (1478mslm).
Da qui il sentiero continua in discesa per 1,1km (-13%) sempre seguendo la via di cresta fino a raggiungere un'avallamento poco sopra malga Cuar, dove la salita riprende per un breve tratto che in 400 metri (15%) ci conduce salendo al Cuel dai Poz (colle dei pozzi, 1377mslm).
Nuovamente un breve (250metri) ma più intenso (-21%) tratto di discesa ci conduce ad un valloncello, da cui orgina l'ultimo tratto di salita, che decorre un pò lungo la cresta, un pò più in basso ad essa sul versante occidentale (Ovest): dalla valletta alla cima del monte Flagjel (1467 mslm) sono 900 metri (15%), lungo una traccia meno battuta con un unico breve (4 metri) tratto leggermente esposto, ove è stata posizionata una fune metallica.
Per il rientro possiamo percorrere lo stesso tragitto dell'andata, oppure una volta giunti sull'avvallamento sopra malga Cuar, possiamo raggiungere la malga (1219mslm), da dove continuare il percorso di rientro per la pista forestale che dopo 3,7km (-4%) in sottobosco di faggio ci riporta nei pressi del termine della prima salita di sentiero che avevamo percorso salendo da Cuel di Forchia, che in breve raggiungeremo.
NOTE STORICHE - Sui monti Cuar e Flagiel e per Cuel di Forchia e transitarono Divisioni e avvennero alcuni combattimenti tra le forze italiane in ritirata da Caporetto ed il soverchiante esercito tedesco. Sull’arco alpino friulano (da casera Razzo in alta Val Degano al monte Rombon presso Caporetto) era stato schierato il 12° Corpo della 4° Armata con 2 Divisioni (la 26° Divisione e la 36° Divisione) a cui a seguito della battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917) ne venne aggiunta una terza di riforzo (la 63° Divisione) che difendeva la grande curva del Tagliamento tra Cuel di Mena e Peonis (monte Festa).
A seguito di Caporetto, il comando del 12° Corpo venne spostato da Tolmezzo a Maniago e fu ordinato allle Divisioni di ritirarsi, nell’ottica di tentare un rallentamento dell’avanzata nemica per giungere alla base della val d’Arzino a dare man forte il Corpo d’Armata Speciale (costituita il 26 ottobre 1917) che difendeva la zona dove i tedeschi nella sera del 2 novembre avevano valicato il Tagliamento nei pressi del ponte di Cornino.
Le direttive di ripiegamento emanate da Cadorna arrivarono però solo nella notte del 2 novembre, poche ore dopo che i tedeschi erano riusciti a passare il Tagliamento: poiché si trattava di direttive per un possibile ripiegamento e non un ordine di ritirata, i comandi ne presero atto ma non iniziarono la ritirata, mentre nel frattempo la situazione evolveva in modo estremamente rapido e per loro sfavorevole.
Né la 63° né la 36° Divisione erano collegate via radio con il Comando del 12° Corpo d’Armata (Maniago), né con il Comando della 2° Armata (Porcia): gli ordini andavano con staffette (motociclisti o cavalleggeri) da Maniago ad Anduins a Pielungo (dove si trovava il Comando della 36° Divisione), poi raggiungevano Sella Chianzutan, Cavazzo Carnico ed Alesso (dove era il Comando della 63° Divisione): la via più breve per raggiungere per pedemontana Alesso venne interrotta nella notte tra il 2 ed il 3 novembre.
Il 3 novembre l’ordine di ritirata parte da Maniago alle ore 12, ma arriva via radio solo alla 26° Divisione, il cui comando era stato spostato da Forni di Sopra a Tramonti di Sopra.
Nel frattempo ad Alesso i tedeschi dopo avere sfondato il ponte di Cornino avavno occupato la testa di ponte: la 63° Divisione poteva però comunicare con il comando del 12° Corpo.
Il 3 novembre i tedeschi occupano Forgaria, Flagogna e Casiacco, il 4 novembre occupano Anduins, Vito d’Asio, Travesio, Meduno, Sequals, Colle, il 5 novembre Clauzetto, Maniago, Montereale.
Solo il 4 novembre, pomeriggio il Comando della 36° Divisione riceve finalmente l’ordine di ritirata (1 giorno di ritardo), mentre la 63° Divisione non riceve mai l’ordine (...). Alle ore 16 arriva l’ordine successivo a quello di ritirata, con istruzioni confuse e mal comprensibili, che facevano capire che c’era stato un precedente ordine di ritirata.
Mentre la 26° Divisione si era divisa in due parti, di cui una ritirata lungo il passo della Mauria in direzione Cadore, un’altra lungo il passo Rest e la Val Meduna, le altre due Divisioni (36 e 63) ripiegarono verso San Francesco, formando 3 colonne di ritirata.
Quella settentrionale: Cesclans, Pusea, sella Chianzutan , San Francesco
Una centrale: da Alesso a val Palar, forchia Armentaria, val Sclusons, San Francesco
Infine la più meridionale: Cuel di Forchia, val Tochel
Il 4 novembre la Divisione tedesca Jager si posiziona alla base della val d’Arzino (aveva già combattuto contro la 63° Divisione in val Resia e val Venzonassa). Verso sera l’attacco tedesco a Cuel di Forchia viene respinto da alpini.
Il 4 novembre alle ore 24 il grosso delle due Divisioni è a San Francesco, dove nell’osteria viene istituito il comando. Il generale Rocca (63° Divisione) prende in quel momento visione dell’ordine di ritirata, mai pervenuto.
Il 4 novembre il Comando del 12° Corpo d’Armata (gen Tassoni) viene spostato da Maniago a Barcis. Arriva l’ultimo contatto (foglio d’ordine n°6) dal Comando superiore: da questo momento in poi le Divisioni devono gestirsi autonomamente, non avendo notizie né sulla guerra, né sulla situazione nella valle parallela (val Meduna) né delle sorti della 26° Divisione.
Il 4 novembre, mattina, il generale Taranto (36° Divisione) manda due reparti in ricognizione in val Meduna, una via canal di Cuna, uno per casera Pezzeit e forca Sopareit (Teglara?), che accertarono che la val Meduna era libera
Il 5 novembre, notte: le due Divisioni vengono unificate ed il generale Taranto cede il comando al più anziano generale Rocca e vengono emanati i seguenti comandi
- una colonna con le salmerie e la 155° compagnia del monte Canin con funzione d’avanguardia doveva attraversare il canal di Cuna e raggiungere Tramonti di Sotto
- a seguire dopo poche ore per lo stesso tragitto la brigata Benevento (133 e 134° reggimento fanterie) raggiungere Tramonti e da qui scendere in pianura e prendere contatti con la colonna Danise della 26° Divisione
- una retroguardia (35° fanteria della brigata Pistoia) restava a San Francesco per contenere le truppe nemico in arrivo da Carnia
- tutti gli altri attaccare il nemico a Pradis, da cui raggiungere la pianura secondo le seguenti direttive:
- a sinistra (colonnello Puglioli): brigata Lombardia (73° e 74° fanteria, soli 1500 uomini): presidiare monte Flagel e monte Cuar e fondovalle
- colonna di centro (colonnello Alliney): battaglioni alpini Pinerolo, Mercatour, monte Canin, val Ellero: da Pielungo, La Val, Michiai, Fruinz, salire la Forchia (tra monte Pala e col San Martino) e scendere a Vito d’Asio ed Anduins
- colonna di centro (maggiore Sansoni): a fianco di Alliney raggiungere vetta monte Pala e scendere a Clauzetto
- colonna destra (colonnello Stanga): da Pielungo a Paludon, Gerchia, col Pares, col Manzon, Ciaurlec, raggiungere Travesio.
- colonna di centro (il grosso dei reparti): era l’unico tragitto tramite strada da Pielungo a Cuel d’Orton, Clauzetto, raggiungere Paludea. Divisa in un’avanguardia (colonnello Petracchi) ed una retroguardia (gen Taranto)
Seguirono gli eventi della battaglia di Pradis, che fu la più importante e sanguinosa battaglia sostenuta dall’esercito italiano nella ritirata tra Tagliamento e Piave e la progressiva dissoluzione delle Divisioni, la gran parte delle quali caddero sul campo od in mano nemica: solo una piccola minoranza di esse riuscì a raggiungere il Piave