DATI
Lunghezza: 14.0 Km
- Km sforzo: 25.9 Kmsf
- Salita: 1190 m
- Discesa: 1190 m
- Dislivello totale: 2380 m
- Altitudine minima: 930 m slm
- Altitudine massima: 2105 m slm
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CARATTERISTICHE - Dal fondo della Val Settimana sono numerose ma poco note le possibilità di esplorare le Dolomiti Clautane: obiettivo di questa esplorazione era giungere a forcella Cuel, porta di accesso al Canal Grande di Meduna, nell'ottica di studiare questo collegamento tra Valcellina e Val Tramontina.
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CENNI STORICI - Qualche anno fa l'amico Franco di Navarons trovò nei pressi di Cuesta Pluma (tra Pineit e forcella del Pedole) un elmetto risalente alla Seconda Guerra Mondiale di marca repubblichina (=Repubblica di Salò): l'anomalo ritrovamento ha a che fare con l'incendio nazista di Barcis del 11 settembre 1944 e con gli eventi che ne conseguirono. Proseguì infatti in Alta Valcellina il rastrellamento volto a debellare i battaglioni partigiani (circa 900 unità) ed il Comando Unificato delle Brigate Osoppo e Garibaldi che aveva sede a Claut da parte di circa 9.000 unità formate da tedeschi, repubblichini, cosacchi e mongoli. Il 16 ottobre il Comando di Claut diede l'ordine di scioglimento ai Battaglioni: alcuni si diressero verso casera Lodina e Dosso Nadei (deposito di emergenza), il comando si diresse a Nord della Val di Gere (deposito di munizioni, cibo e vestiario), altri reparti risalirono la Val Settimana ove nei pressi dell'albergo la Pussa era situato un ospedale partigiano e nei dintorni vi erano depositi di munizioni. Il 22 ottobre il Comando rientrò a Claut nel frattempo abbandonata dai tedeschi.
Forcella del Cuel fu al centro di un episodio della Resistenza relativo ad un distaccamento del Battaglione Cellina (di stanza a Cimolais), guidato da “Sauro”: a seguito degli eventi di cui sopra esso salì in val Settimana fermandosi presso stavolo Sassogrande: a seguito di un incidente la truppa si spostà più a Nord all’altezza del Ciol Vacalizza. Da qui ripiegarono in fondo alla Val Settimana mettendo base all’albergo de La Pussa, dove peraltro erano ospitati molti partigiani feriti o malati. Nei paraggi vi erano depositi e magazzini della 5° Brigata Osoppo. Il 24 novembre una staffetta avvertì di un imminente rastrellamento, quindi i partigiani nascosero armi e viveri nei boschi e si ritirarono nella vicina malga di Col de Post. La sera del 27 novembre 180 tedeschi giunsero a La Pussa: la mattina del 28 novembre iniziò un rastrellamento contro la malga Col de Post, che fu trovata vuota e venne incendiata. Il 29 novembre i tedeschi si diressero ad Est verso il Canal Grande di Meduna dove presso Malga Cuel era stanziato un reparto partigiano: anziché valicare forcella del Cuel, furono convinti dal figlio dell’albergo La Pussa costretto ad accompagnarli a valicare l'adiacente forcella del Pedole scendendo a Pineit: fu così evitato il rastrellamento di malga Cuel. Il 30 novembre i partigiani osovani rientrarono a La Pussa.
DESCRIZIONE - Nel pianoro della Pussa (930mslm) troviamo un grande cartello che indica le percorrenze presso il bivio tra la strada che a sinistra porta al rifugio Pussa e quella a destra che sale a Senons: scegliamo questa seconda (CAI 393), che è una mulattiera in gran parte sterrata, in parte cementata che sale di 400 metri lungo 4km (pendenza media 10%) fino a giungere ai grandi pascoli di casera Senons (1326mslm). Per chi intendesse salire in mountain bike il tratto risulta fattibile ma impegnativo, in particolare nei 3 tratti di circa 200 metri ciascuno lastricati con pietre cementate, ripidi ed assai scomodi sia da salire sia da scendere.
Dalla casera continuiamo lungo il CAI 393 che passa a fianco della stalla e continua, uscendo dal prato ed andando ad attraversare un torrente, dopo il quale ci attende una salita su sottobosco di faggio che continua fino ad uscire su una piccola prateria alpina a quota 1600mslm, ove la sentieristica CAI continuerebbe in discesa per compiere l'anello del Ciadin di Senons. Da qui abbandoniamo i segnavia CAI e saliamo lungo un tratto di prati con larici, lungo una traccia che sul terreno si presente sempre ben evidente e marcata da una bollinatura rossa, che si aggiunge a quella biancorossa del vecchio sentiero CAI abbandonato, che più in alto sale per taglio tra mughi fino ad entrare nello spettacolare grande catino, dominato dalle Caserine Alte, le Cime del Gasperin, la cima di San Francesco.
Dinnanzi a noi si presenterà ben riconoscibile per la forma di conca perfetta la forcella del Pedòle, porta di accesso alle Caserine Alte. Rispetto a questa la forcella del Cuel è meno visibile ed è quella sulla sinistra.
Avanziamo per prati e ghiaie fino a quota 1800mslm, dove il sentiero che continua dritto verso il Pedole è ben evidente, mentre quello che a sinistra dobbiamo cercare per salire a forcella Cuel è di fatto inesistente. Ad ogni modo, guardando la forcella saliamo per semplici benché faticosi prati dalla base della rampa di risalita fino a trovare un pò più in alto sul terreno l'evidente traccia che ci condurrà alla forcella del Cuel (1921mslm).
Oltre alla forcella il sentiero continuerebbe scendendo per il Canal Grande di Meduna, mentre sulla destra una flebile traccia invita alla salita al Burlatòn: poco oltre però essa si perde in un ampio tratto prativo, che risulta comunque agevolmente salibile, fino a portarsi a ridosso della parete sotto cui continuiamo per una comoda cengia che ci conduce all'ultimo più ripido tratto che tra erbe e ghiaie ci conduce alla cresta sommitale. Dalla cresta l'anticima è quella sulla destra a quota 2105mslm, mentre la cima del Burlatòn è a sinistra a quota 2121mslm.