DATI
Lunghezza: 27.0 Km
- Km sforzo: 47.7 Kmsf
- Salita: 2070 m
- Discesa: 2070 m
- Dislivello totale: 4140 m
- Altitudine minima: 596 m slm
- Altitudine massima: 1898 m slm
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CARATTERISTICHE - La Cima Leadicia è la montagna in assoluto più lontana da ogni punto di partenza di tutte le Prealpi Carniche. Abbiamo provato a raggiungerla dal territorio di Tramonti di Sopra, partendo dalla diga del Ciul ed in effetti è risultata una faticaccia di 12 ore tra andata e ritorno: dal medesimo punto di partenza sarebbe consigliabile spezzare il percorso con pernottamento al bivacco Chiarpen. Altre alternative di salita a Cima Leadicia dal territorio di Claut o dal Canal Piccolo di Meduna oppongono le stesse difficoltà e tempi di percorrenza.
Periodi consigliati: la percorrenza necessita di non meno di 12 ore quindi le ore di luce sono importanti, considerando che ad inzio primavera ci potrebbe essere ancora neve, in estate caldo ed inerbamento delle tracce, probabilmente fine settembre/inizio ottobre potrebbe essere il periodo più indicato.
Acqua sicura in abbondanza fino a bivacco Chiarpen, poi solo nei periodi più piovosi lungo il canale del Meduna, assente lungo la salita verso Pierasfezza
DESCRIZIONE - Oltrepassata la diga del Ciul inizia il sentiero che decorre lungo il lato destro/Nord del lago: si tratta di un comodo e largo sentiero panoramico pressoché pianeggiante che presenta modeste ondulazioni e si conclude nei pressi del ponte sospeso in località Selis (590mslm), su un ramo del lago in cui cui sfocia il Canal Grande di Meduna. Questo tratto iniziale misura 3,4km e sale e scende per 50 metri di quota: per tali caratteristiche risulta percorribile con montain bike, se in grado di condurla.
Oltrepassato il ponte il sentiero che continua dinnanzi conduce al Canal Piccolo di Meduna, mentre quello che interessa a noi (dismesso CAI 393) si trova sulla destra al termine del ponte ed inizia in discesa dirigendosi verso il torrente Meduna, che lungamente e piacevolmente andrà a costeggiare, tenendosi sulla destra idrografica per 1,3km dal ponte, fino al primo attraversamento (640mslm): in generale è possibile saltare da un masso all'altro, ma dato che alcuni di essi risultano alquanto viscidi se baganti, consiglierei di armarsi di santa pazienza e guadare scalzi, al fine di non incorrere in spiacevoli cadute.
Dall'altro lato del torrente continuamo in sinistra orografica guadagnando una quindicina di metri sopra il greto e proseguendo per il sentiero: Inizialmente la traccia è evidenziata da un segnavia e sale di una quindicina di metri con due tornanti verso una parete bagnata, quindi decorre parallela al torrente. Dopo un centinaio di metri prestiamo attenzione alla traccia, poiché essa può risultare un pò inerbita e non molto visibile, quindi quindi potrebbe erroneamente indurci a scendere nuovamente sul torrente: in effetti possiamo o scendere sul torrente e seguirne il greto (cosa esteticamente consigliabile, ma che ci costerà 4 attraversamenti) oppure rimanere sulla sinistra orografica continuare dritti e paralleli al torrente, anche se la traccia non risulta molto evidente, fino a rientrare sul Meduna. In questo secondo caso eviteremmo 2 dei 4 attraversamenti.
L'ultimo degli attraversamenti del torrente si trova a quota 650mslm: siamo ora sulla sinistra orografica e da qui dopo avere valicato un affluente proveniente da destra con una cascata, iniziamo una impegnativa (=30%) salita che dopo 550 metri ci conduce ad una insellatura denominata Culosit ove sono presenti due croci commemorative.
Dal Culosit inizia una blanda (-5%) discesa con leggeri saliscendi che in un bel sottobosco ci conduce dopo 1,7 km alla confluenza del Fosso del Tenciòn nel torrente Meduna: valicati entrambi i corsi d’acqua, senza particolari patemi, il sentiero si porta sulla destra orografica e lungo un breve (=250 metri) tratto di sottobosco caratterizzato da numerosi schianti raggiunge il bivacco Casera Chiarpen (801mslm).
Oltre il bivacco il sentiero continua per altri 750 metri nel sottobosco a fianco del torrente ancora sulla destra orografica, fino a quando a quota 810mslm lo valica: notare sulla sinistra la grande parete a lastroni inclinati. Ci troviamo nei pressi del Clapon dal Limit (820mslm) un enorme masso utilizzato un tempo dai cacciatori per bivaccare.
Il sentiero prosegue in sottobosco di faggio caratterizzato da numerosi schianti risalenti alla tempesta Vaia, ma risulta comunque comodo e ben percorribile, rimanendo sempre a fianco del torrente per altri 1,9km (+11%) fino a giungere ad uno slargo (1030mslm; Plan de Marmin) con tanto di piazzola per l’atterraggio degli elicotteri: è il punto in cui dobbiamo lasciare la comoda traccia del CAI 393 in disuso, attraversare il torrente e salire lungo una traccia informale, che risulta in gran parte assente sul terreno, ma che grazie ad un po’ di attenzione ed agli ometti che qualche anima gentile ha costruito, ci conduce fino ai pratoni che adducono a Forcella Pierasfezza. Si tratta dell'unica salita a Forcella Pierasfezza rimasta, visto che quella più comoda che partiva dai ruderi di Casera Ropa non risulta più percorribile, a causa di una ampia fascia di invalicabili schianti, proprio nei pressi della casera, che la rendono irreperibile.
L'avvicinamento è stato assai lungo e ci troviamo a 12 km dalla partenza dopo un cammino di 5 ore, ma solo ora inizia la vera ed impegnativa salita: un'ascesa di 700 metri su 2km, a pendenza media del 35% su fondo pressoché naturale. Il punto di attacco è una evidente e particolare gola dove a destra vediamo un torrente che nei periodi di acqua presenta una bella cascata, al centro una fascia pratosa (per cui siamo saliti) e sulla sinistra il bosco (per cui siamo scesi). A posteriori ci sembra indicato salire non per le erbe ma per il più comodo sottobosco che si trova una ventina di etri a sinistra rispetto la fascia erbosa. In questo tratto sarà molto utile seguire la traccia satellitare allegata alla presente relazione, che anche se non segue sempre il sentiero originario, perlomeno è quella che ci ha permesso si salire e scendere ed è comunque un valido punto di riferimento. La prima parte più bassa è una salita impegnativa su sottobosco di faggio, che sale di 250 metri per 800 metri (30%) fino a quota 1290mslm, quando piega a destra: probabilmente è questo il punto in cui arrivava il sentiero che saliva da casera Ropa. Il secondo tratto decorre in senso obliquo leggeremente meno pendente (27%), esce dal sottobosco attraversando una prima canalina di un torrente e dopo un breve tratto pressoché orizzontale in una breve fascia boscosa, giunge in una conca erbosa: qui saliamo per prati piegando verso sinistra e tenendoci sotto i paretoni fino a quota 1450mslm, percorrendo 600 metri e salendone 170. La terza parte misura 600 metri e sale di 300 (=50%) risalendo per erba l'inclinato piano lungo una prateria alpina che con l'aumentare della quota diviene sempre più bella, giungendo infine a forcella Pierasfezza (1745mslm).
Dalla forcella, una traccia evidente in direzione Est indica la via per cima Leadicia: purtroppo ci illude dell'esistenza di qualcosa di simile ad un sentiero, invece in breve scompare e la continuazione prosegue ad intuito lungo la prateria alpina: i primi 150 metri decorrono in senso trasversale mantenendosi in quota, quindi si sale a destra seguendo un'ampia cengia erbosa in salita che dopo 300 metri (47%) ci accompagna su cima Leadicia (1898mslm)
Il rientro avviene lungo la stessa via di salita.
RIENTRO - Variante Troi da Lis Vacjs (sentiero delle vacche): con l'idea di ridurre tempi e fatiche del tratto tra la passerella di Selis ed il Culosit, nel rientro abbiamo provato a seguire il sentiero noto come Troi da lis Vacjs, che si trova dopo 250 metri di discesa da Culosit, quando a quota 770m, anziché continuare la discesa verso il torrente rimaniamo in quota seguendo l'evidente traccia che inizialmente rimane per un breve tratto in quota, poi ci presenta una breve ma intensa salita (circa 30 metri) a cui segue una discesa che ci conduce all'attraversamento di un torrente. Oltre di esso una assai impegnativa salita ci costringe a guadagnare altri non ambiti 90 metri quindi scendere ad un secondo attraversamento su torrente, ove prenersi una pausa per meditare se e come davvero passassero per questa via. A seguire un tratto di deboli saliscendi fino a raggiungere la parte finale, che consiste in una ultima lunga (800 metri) e faticosa (-28%) discesa che ci riconduce sul greto del Meduna. Nel complesso ci è sembrato che non sia consigliabile percorrere questo tratto, in quanto implica più distanza, più dislivello, più fatica, anche se la traccia si presenta in buone condizioni e corrisponde ad un sentiero CAI dismesso.
Distanze e Tempi di percorrenza
Tempo complessivo: 12 ore
Da ponte di Selis a Casera Chiarpin = 4,4km, D+ 410m, D- 205m, tempo di percorrenza 2h 30' (con pause), 1h 40' (in movimento)
Da Casera Chiarpin a Plan de Marmin = 2,9km, D+ 260m, D- 20m, tempo di percorrenza 2h 00' (con pause), 1h 10' (in movimento)
Da Plan de Marmin a forcella Pierasfezza = 2,0km, D+ 710m, D- 0m, tempo di percorrenza 1h 50' (con pause), 55' (in movimento)
Da forcella Pierasfezza a cima Leadicia = 0,4km, D+ 145m, D- 3m, tempo di percorrenza 25' (con pause), 10' (in movimento)
Da ponte di Selis a bivio Troi da Lis Vacjs = 2,2km, D+ 250m, D- 85m, tempo di percorrenza 1h 30' (con pause), 55' (in movimento)
Da bivio Troi da Lis Vacjs a ponte di Selis = 2,9km, D+ 275m, D- 430m, tempo di percorrenza 1h 25' (con pause), 60' (in movimento)