DATI
Lunghezza: 8.0 Km
- Km sforzo: 20.2 Kmsf
- Salita: 1220 m
- Discesa: 1220 m
- Dislivello totale: 2440 m
- Altitudine minima: 830 m slm
- Altitudine massima: 2022 m slm
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CARATTERISTICHE - Cima poco nota ma di tutto rispetto, il Prendera vale la pena di esser oggetto di un'esplorazione lungo un sentiero dismesso, soprattutto per la particolare disposizione delle immense placconate di pietra adagiate una sull'altra e formanti un profilo a dente di sega sovrastante il catino ghiaioso delle cima, da cui la vista spazia a Est tra il Cornaget e il Pradus e a Ovest tra le cime del Ciol de Sass e le Pale de Ciuone: il centro della sega è occupata dalla cima. Esplorazione non difficile, ma per escursionisti molto esperti che amano cimentarsi nell'inesplorato. Acqua fino circa a quota 1.400 mslm.
DESCRIZIONE - Circa a metà della strada della Val Settimana troviamo sulla destra la casera Settefontane (863mslm): ampie possibilità di parcheggiare ai lati della strada poco dopo il ponte sul torrente Settimana. Dal retro della casera prendono origine le due vie di risalita: la prima possibilità (che noi non abbiamo percorso) è quella che a destra invita a scendere al torrente dove è posizionata la presa d'acqua per la casera e da qui risale lungo il torrente fino a reincontrare la seconda via di inizio a quota 970mslm. La seconda possibilità è quella che dal retro della casera, sulla sinistra inizia salendo in modo assai impegnativo nel sottobosco. La traccia ricalca i passi del vecchio CAI 391, dismesso da decenni, e risulta discremante ancora evidente benché leggermente inerbata: a quota 970mslm giungiamo ad un poco evidente bivio in cui prestiamo attenzione a non imboccare la traccia di sinistra che è quella che porta alla Costa dei Madras, ma continuiamo la salita ancora impegnativa che prosegue a destra nel sottobosco, diventando sul terreno assai flebile e non di semplice individuazione. Il sentiero continua in salita ora meno impegnativa e si tiene sotto le pareti di sinistra fino a smorzare la sua pendenza e transitare in due brevi passaggi leggermente esposti, fino a giungere a quota 990mslm, ove la traccia diviene indistinguibile con i tratturi di animali e dove in corrispondenza di una minuscola canalina scegliamo di deviare a destra e scendere di una ventina di metri in modo da raggiungere il torrente Ciol de Sass (quota 970mslm), nei pressi di una conluenza che da sinistra entra del torrente principale con una bella cascata: il sentiero originario, indicato in mappa come tratteggio nero valicava da sopra la cascata per immettersi nel torrente circa a quota 1020mslm.
Ora ci attende il tratto di risalita del torrente Ciol de Sass, che saliremo anche aiutandoci con i numerosi ometti che indicano alcuni punti di attraversamento: se siamo di buon mattino prestriamo attenzione alla scivolosità dei massi, in particolare nella fasi di attraversamneto, al fine di evitare rovinose caudute nel piccolo ma splendido torrente, che si caratterizza per numerose cascatelle ed invitanti pozze.
Giunti in corrispondenza della confluenza con il rugo che scende da sinistra/Est dal Landre de Pantiana, circa a quota 1200mslm, la traccia esce dall'alveo di risalita e si sposta poco a lato, tenendosi sulla sinistra idografica e risalendo comodamento per un lungo taglio di mughi, fino a giungere a quota 1400mslm, quando il torrente (nota: qui potrebbe trovarsi l'ultima acqua…) si allarga nei pressi di un invalicabile e largo salto da cui scende una cascata (Cadin). Qui inizia la circumnavigazione della cascata deviando a destra: possiamo risalire sul primo piccolo rugo che troviamo sulla destra (1430mslm) oppure anche un pò più avanti (1460mslm) per erbe fino a portarci sulla traccia che sale abbastanza evidente e che attraverso tagli di mughi (che meriterebbero una ripassatina) si riporta a due rughi che confluiscono nel torrente della cascata. Saliremo il primo rugo per una ventina di metri prima di continuare a sinistra per un traverso in salita lungo un poco evidente tagli di mughi, fino a portarci ad un secondo rugo (1570mslm), che sarà un utile passaggio per raggiungere il catino del Prendera. Qui il sentiero dismesso continuerebbe a destra atravresando una fascia di larici in direzione dei ruderi della casera Ciol de Sass (1590mslm), distante circa 100metri.
A dire il vero tra il primo ed il secondo rugo abbiamo perso la traccia, benché la risalita per erba non ci abbia creato problemi, fino a giungere al secondo piccolo torrente salendo il quale giungiamo alla base del catino (1670mslm), caratterizzato da una modesta pendenza, e dove prevalgono erbe e larici, che ci introducono al grande ghiaione che ci attende più in alto: panorama spettacolare, sovrastato da immense placconate che presentano le loro cime come 9 denti di una sega, di cui cercheremo di individuare la Prendera che è quella centrale.
Scegliamo la via di risalita al ghiaione che riteniamo più comoda, fino a portarci verso la base delle placche: guardando in alto riconosceremo su una placconata un bosco di mughi, che definisce quella sovrastata dalla cima Prendera. Continuiamo a salire le ghiaie tendendo a destra la grande placca pietrosa con il bosco di mughi, fino a salire quasi in cima alle ghiaie, dove a quota 1870 mslm all'apice della placca risulta evidente un taglio della pietra in cui una fessura erbosa si presenta come una comodissima via di salita su cui ci immettiamo percerrendola quasi fino al suo termine a quota 1930 mslm. La placca di risalita è sovrastata più in alto da una seconda placca, su cui dovremo salire (circa 3 metri): la fessura dove risulta comodo passare (quota 1930 mslm) è un piccolo intaglio tramite cui aiutandoci con mani (1° grado) ci immettiamo alla placconata del piano superiore, da cui in breve raggiungeremo la cresta e da questa a cima Prendera (2022 mslm). La cresta risulta estremamente affilata e se la parte Nord da cui siamo saliti presenta una notevole pendenza (circa 50%), la parete Sud è strapiombante su un salto di qualche centinaia di metri: per questo abbiamo preferito non raggiungere la cima, quindi scendere per la stessa via da cui eravamo saliti.
Percorso con Franco Vallar