DATI
Lunghezza: 9.8 Km
- Km sforzo: 25.2 Kmsf
- Salita: 1540 m
- Discesa: 1540 m
- Dislivello totale: 3080 m
- Altitudine minima: 760 m slm
- Altitudine massima: 2261 m slm
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In costruzione
CARATTERISTICHE - E' difficile immaginare che cacciatori salissero in luoghi tanto lontani, alti ed impervi per fare "ciazze alte" (= cacce alte) eppure sembra che il toponimo nasca da lì. Oggi sembra sia poco probabile incontrari animali in questo sperduto angolo della Val Cellina, che nonostante una maestosa bellezza che poco o nulla ha invidiare ai vicini Preti e Duranno: si contano su una mano le salite alla cima nel corso di un anno. Anche se la cima non presenta particolari difficoltà alpinistiche ma presenta un vertiginoso tratto con salti strapiombanti dalla linea di cresta, raggiungere la vicina anticima permette comunque di godere un pressoché identico punto di vista sulle singolari forme con cui le rocce dipingono il panorama: cima alpinistica per pochissimi, anticima per alpinisti o escursionistio molto esperti che amano il bello del difficile.
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Dolomiti Orientali, vol II, di Antonio e Camillo Berti “vasta area dirupata che forma la sponda occidentale della val di Tarsia e che iniziando da forcella Compol ha come vertice Cima dei Cantoni (2512). Partendo da detta quota, la poderosa dorsale SE della Cima dei Preti scende tra la Val Tarsia e Val Compol verso la confluenza di quet'ultima con la Val Cimoliana, continuando su Val dei Tass e Val Compol con altissime pareti e calando su Val Tarsia con alti salti intercalati da singolari lunghe terrazze inclinate. A Nord della cima delle Ciazze Alte, tra quela e lo sperone che dalla Cima dei Cantoni scende sulla forcella Ciadinut o di Tarsia, l'alto imbuto ghiaioso del Cadin delle Ciazze Alte.”
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DESCRIZIONE - 1 (Paolo Beltrame) -
DESCRIZIONE - 2 (Claudio Melchior) - Cima affascinante e selvaggia che domina l’imbocco della Val Cimoliana con la sua cresta finale stupenda ed aerea. Appartiene al gruppo della Cima Preti-Duranno, percorsa in passato solo da cacciatori e pubblicizzata recentemente, venuta così all’attenzione delle cronache locali per gli episodi di bollinatura non autorizzata dei sentieri che percorrono il gruppo e in particolare la Cima di questa recensione. Nonostante il fascino superlativo è una cima di secondaria importanza, sconosciuta ai più e anche a molti dei frequentatori della zona in quanto messa in secondo piano da cime più famose come i Preti e il Duranno ma, dopo la pubblicità degli ultimi due anni, diversi escursionisti l’hanno raggiunta (almeno fino all’anticima) potendo scoprire così una zona molto appartata e selvaggia. Personalmente l’ ho percorsa diverse volte negli ultimi anni, in solitaria e portandoci qualche amico per poter condividere tanta bellezza e solitudine, e non ho mai incontrato anima viva, neppure in pieno agosto. Si tratta di un percorso prettamente alpinistico (arrampicata mista) con difficoltà di I e II grado su terreno infido che richiede ottima conoscenza della zona, orientamento e allenamento. Nella mia prima salita, circa 10 anni fa, ci ho messo circa 8 ore fino all’anticima, ma ora, dopo averla percorsa almeno 8 volte, sono salito sulla cima in 5 ore e disceso in 4. Rimane comunque una salita difficoltosa in cui si deve rimanere concentrati fino all’ultimo passo. La partenza è dal Ponte Scandoler in Val Cimoliana, circa 5 Km da Cimolais. Si parcheggia dopo il ponte a dx e circa 20 m prima un sentiero a sn sale nel bosco (i primi 3 metri molto ripidi). Si attraversa per traccia il costone salendo poi lungo la dx orografica del torrente Val di Tarsia fino ad attraversarlo dopo circa mezz’ora (ometti) per risalire sull’opposto versante nel bosco sempre per traccia a volte poco visibile nell’erba alta. Consiglio, almeno per il primo tratto, una protezione per gli insetti in quanto la zona è discretamente popolata dalle zecche. Dopo aver percorso quasi verticalmente il bosco lungo il torrente si esce in prossimità di questo in corrispondenza di una alta e spettacolare cascata a sn che scende dal canale che ci porterà nel Cadin delle Ciazze Alte. Proseguiamo tra i massi del torrente e, ove non possibile, alla nostra dx tra i mughi fino a che, dopo circa 15 min, arriviamo in corrispondenza di una rampa sabbiosa sulla sn (ometto) dove ha inizio il sentiero alpinistico. Iniziamo a salire la rampa da dx a sn per cengia tra i mughi fino a uscire sul crinale (ometto in una nicchia) che ci porta dentro a un canale franoso che percorriamo quasi fino in fondo per poi salire a dx una paretina di 1°- per continuare tra i mughi ed attraversare più in alto il fondo del canale appena percorso (tagli di mughi). Attraversiamo fino a scendere ed attraversare un altro canale (ometto) per risalire sul versante opposto sempre tra i mughi a cui ci possiamo aggrappare e per poi scendere nel canalone principale origine della cascata che precipita in val di Tarsia. Saliamo il canale seguendo gli ometti (inizio 1° e poi più semplice) alla sn orografica o in centro superando alcune marmitte (con o senza acqua a seconda della stagione) lungo cengia in parete (1°) fino a giungere all’inizio del piano inclinato al termine del canalone. Troviamo un masso con cappello di mughi che aggiriamo a sn e poi attraversiamo il piano inclinato verso dx fino a superare l’origine del torrente che sgorga dalla parete di dx. Dopo pochi metri dall’acqua saliamo a dx per cengia tra i mughi continuando a salire tra rocce e mughi mantenendo il torrente alla nostra sn. Dopo alcuni semplici passaggi si esce nel Cadin della Ciazze Alte da dove possiamo ammirare la Cima e Anticima dei Cantoni avendo la cresta del Checco a dx e il Dosso Nadei alle nostre spalle. Spesso è presente un nevaio fino a stagione inoltrata e in questo caso lo aggiriamo alla sn mirando a una roccia gialla verso dx con un cappello di mughi dove ha inizio il canale finale che ci porterà in cresta. Saliamo tra sfasciumi con pendenza in aumento. All’inizio il canale sembra interrotto ma lo aggiriamo a sn di una roccia che poi facilmente risaliamo fino a poterlo ripercorrere (da qui il percorso è intuitivo) con passaggi di 1°. Dove troviamo il masso incastrato con foro sotto saliamo a sn per piccola cengia e iniziamo ad attraversare il pendio superiore che attraverso cenge e ci porterà in cresta. Nel percorso originario invece, si percorre il canale e, a livello del masso incastrato, si sale a sn percorrendo la parete fin dove possibile per rientrare nel canale quasi in prossimità della minuscola forcelletta di cresta con vista mozzafiato sul Duranno e sulla val Compol. Attraversando verso sn invece si arriva in prossimità della cresta finale risparmiando circa mezz’ora di percorso. L’uscita in cresta sud-est è spettacolare con visuale gigantesca sulla Val Compol e Duranno. La cresta finale delle Ciazze Alte è quasi di fronte a noi e ci appare impossibile da affrontare. Pochi metri ancora di cresta fino a una forcelletta franosa (fare attenzione, roccia instabile) per salire in pochi passi all’anticima. Chi si ritenesse appagato dalla bella scarpinata può anche fermarsi qui in quanto la vista è straordinaria e per nulla inferiore a quella della cima. Chi desidera percorrere una cresta dall’esposizione eccezionale per assaporare momenti di arrampicata indimenticabili inizi a scendere la paretina di cresta di circa 6-7 metri (2°) caratterizzata da una lama seghettata a dx guardando dall’alto. La roccia è buona e i punti di appoggio sono assolutamente stabili (ma sempre con la massima attenzione in quanto l’esposizione è altissima). Poi ci aspettano una serie di placche di 1° facili da percorrere ma molto ripide ed espostissime e un attraversamento su breve tratto di cresta (circa 3 m, roccia bellissima) sempre molto esposto (forse il tratto più difficile). Dove le placche non sono più percorribili si aggirano a sn su cengia con mughi e poi di nuovo per placche fino alla cima che fende l’azzurro del cielo.
L’arrivo in cima rappresenta un momento di grande emozione per l’alpinista, per la spettacolarità del luogo e per la bellissima arrampicata. Il senso di solitudine e di lontananza sono indescrivibili e pertanto ritengo questa cima probabilmente la più bella del gruppo. Le difficoltà vere e proprie sono concentrate nella cresta finale, paretina iniziale di 2° (3° grado nella guida Berti), trattino di cresta di 3 m e passaggio per cengia sui mughi. Le placche sono esposte ma larghe e con roccia buona per cui non presentano difficoltà. Il ritorno è per la stessa via dell’andata ed è comunque impegnativo, considerata anche la stanchezza accumulata durante la salita. Oppure si può optare per salire all’anticima dei Cantoni e forcella Compol e scendere al bivacco Greselin ma di questo percorso alternativo ne parlerò nella prossima relazione.
DESCRIZIONE - 3 (Ciro Francescutto) - L’origine del sentiero si trova una decina di metri prima del ponte Scandoler (750mslm), sulla sinistra ed è una tra le cose più complesse da individuare: una flebile traccia di sentiero nascosta da erba che sale da subito verticale all’interno del bosco e che poco oltre piega sulla destra fino a dirigersi alla risalita sulla destra orografica del torrente Tarsia, che va ad attraversare a quota 890mslm.
Nonostante l’abbandono il sentiero è sempre presente sul terreno anche se la sua individuazione non sempre risulta facile a causa dell’inerbimento e dell’inutilizzo: potrà tornare molto utile la rada e sbiadita bollinatura rossa.
Saliamo tenendoci sulla sinistra orografica del torrente a poco meno di un centinaio di metri: la risalita è pendente ma fattibile tra un bosco rado, mirando ai ruderi di malga Tarsia che si trova ad una decina di metri a sinistra rispetto alla percorrenza bollinata a quota 1062 mslm. Dall’attrravresamento del torrente ai ruderi sono 600 metri di distanza e 190 metri di salita (pendenza =32%).
Dopo altri 600 metri a pendenza attenuata (=22%) il sentiero si avvicina al torrente fino ad immettervisi a quota 1200 mslm: risaliamo il torrente Tarsia per 200 metri (=39%) fino a giungere in un tratto con acqua e sulla sinistra una bella cascata da un rugo che da sinistra (Ovest) si immette nel ramo principale del torrente. La canalina della cascata è quella che dovremo seguire fino alla sommità per raggiungere le Ciazza, ma per valicare la cascata dovremo circumnavigarla dall’alto. Continuiamo dunque per un altro centinaio di metri (45%) sul torrente Tarsia fino ad individuare sulla sinistra il punto di uscita e via di accesso alla salita (1340mslm), una ripida cengia di erba e mughi, segnalata da una evidente freccia rossa.
Qui inizia la parte alpinistica della salita che si porta sul margine sinistra orografico del salto della cascata passando tra mughi in un tratto che presenta alcune brevi leggere esposizioni.
Anche nei pressi della cascata occorre fare attenzione ad un passaggio di 2° grado. La salita prosegue seguendo la linea del rugo per un tratto vario a tratti di roccia (bellissimo canalino levigato nella pietra), una breve placconata obliqua, tagli tra mughi fino a giungere alla base del Ciadin delle Ciazze, un vasto ghiaione circondato dalle immense placconate di pietra. Risaliamo le ghiaie fino ad individuare sotto un vistoso bastione roccioso ricoperto da un cappello di mughi una prima canalina di risalita, alla fine della quale rientriamo per un breve tratto ancora per ghiaie fino ad individuare anche grazie alla bollinatura l’inizio di una seconda canalina di risalita (1980mslm): qui i bollini indicherebbero di portasi sulla sinistra della canalina, risalendo la placconata soprastante: tutta via ci è sembrata più comoda la risalita via canalina, che risaliremo fino a quota 2200mlms, ove usciremo sulla sinistra per percorrere il breve tratto di placconata che ci conduce ad una forcella in cresta, tramite cui lungo un breve e spettacolare tratto raggiungeremo l’anticima delle Ciazze Alte, punto di osservazione straordinario, in particolare su Cima dei Cantoni, cima dei Frati, Duranno e tantissime altre cie delle Dolomiti Friulane, in particolare il Campanile della Val Montanaia.
Dall’anticima raggiungere la cima delle Ciazze alte è questione di 200 metri, su particolari piccole placche di roccia ottima, ma benché la difficoltà tecnica non sia elevata, sia a destra sia a sinistra l’esposizione è altissima, con un precipizio verticale di non meno di 500 metri.
Percorso con Claudio Melchior e Alessandro Murissi